di Marco Vannucci
Cliff Maag, ceo e fondatore della Maag Audio è un brillante progettista e audio engineer. Dopo una lunga esperienza con la NTI decide di creare la sua azienda nel 2009. I suoi prodotti sono tutti incentrati sulla empatia e sulla facilità di utilizzo da parte dei sound engineers, l’immediatezza della resa sonica è ciò che maggiormente contraddistingue la sua linea di hardware. Proprio perché egli stesso si è trovato dietro i comandi di macchine per la lavorazione della musica, Mr. Maag è in grado di intuire cosa cerca un tecnico quando sta utilizzando un equalizzatore. Esistono altri pochi casi dove un fonico progetta e vende apparecchi per il trattamento della musica, questi sono quelli in grado di offrire delle vere e proprie macchine dei miracoli, facili da usare, preziose, e in questo caso cost effective. L’EQ4M è l’erede dello NTI EQ3, equalizzatore conosciuto e utilizzato nei migliori studi negli anni ’90, molte delle “hit” di quell’epoca sono passate attraverso le sue elettroniche, l’EQ3 fu il primo ad introdurre la “air band”. Maag ha proiettato nel futuro la sua versione attuale migliorando la resa dei filtri e la gestione della sua banda “Maaagica”.
HARDWARE
L’equalizzatore occupa una sola rack unity, la scatola che lo contiene è elegantemente satinata in nero e non possiede fori per la ventilazione. Il pannello frontale ha uno spessore ridotto ma questo è sufficiente ad offrire una adeguata rigidità, data la leggerezza complessiva del telaio e delle elettroniche. Tolto il coperchio superiore ci si trova di fronte alla pcb più raffinata ed ordinata che personalmente abbia mai visto (Fig. 1).
Tutto è disposto in maniera razionale e precisa, non ci sono cavi volanti che attraversano il telaio da una parte all’altra, ogni cosa ha il suo posto ed è chiaramente contrassegnata con apposite serigrafie, più che l’interno di un equalizzatore sembra la motherboard di un computer prodotto a Cupertino. In alto a destra si nota il piccolo ma prezioso trasformatore toroidale della italiana Talema da 7,5 Volt Ampere per ciascuna delle 2 utenze da 18V (Fig. 2).
Alla sua sinistra il sistema di pozzi di corrente per la stabilizzazione delle alimentazioni su tutti i componenti attivi dell’equalizzatore. Spiccano, nella sezione dei filtri, i condensatori in polipropilene marcati Wima, visibili in rosso nella foto (Fig. 3)
essi sono di qualità superiore e made in Germany. Sempre nelle elettroniche dei filtri sono presenti gli altrettanto ottimi condensatori Vishay in polipropilene metallizzato. Il segnale audio attraversa questi discreti pertanto la loro caratura incide sul suono prodotto dalla macchina. Si notano inoltre durevoli relais della giapponese Nexem. Anche gli IC sono di ottima qualità, l’input output e il buffering di ogni filtro sono gestiti da operazionali That corporation come il 1246 e il 1203, si rileva la presenza anche dei Texas NE5532AP. C’ è un particolare da aggiungere nella descrizione degli operazionali: tutti, e dico proprio tutti, sono montati su appositi zoccoli che ne consentono una facilissima sostituzione. Questo permette una più che agevole manutenzione e un altrettanto semplice upgrade verso futuri componenti di migliore qualità. Il progettista non ha evidentemente resistito a non firmare questa sua piccola ma pregiata opera d’arte, le sue iniziali sono infatti visibili al centro su uno dei condensatori Wima.
PANNELLO FRONTALE
La colorazione è della consueta ed altamente riconoscibile tonalità Maag: blu-azzurro con serigrafie in bianco (Fig. 4).
Nonostante le dimensioni ridotte i controlli sono ergonomici e facili da individuare sebbene il numero di potenziometri sia elevato per una macchina così “sottile”: sono ben 7 per canale. I knob di questa versione da mastering sono tutti a scatti, il primo da sinistra con tappo bianco è un attenuatore con scala da 0 a -10dB. Alla sua destra c’ è un rudimentale ma efficace sistema di metering composto da soli 2 led: quello in basso, retro illuminato in verde, indica la presenza ed il corretto livello del segnale “SIGNAL”; quello in alto, in rosso, segnala un eventuale eccesso di livello “PEAK”. Seguono le 4 bande peaking colorate diversamente a seconda della frequenza relativa: in nero la “SUB”, in blu la “40Hz” in verde i “160Hz”, in rosso i “650Hz”. La quinta banda è uno schelving filter, centrato sui 2,5Khz ed è colorata in arancio. A termine della carrellata è visibile la “AIR BAND” in blu, l’unica che possiede la selezione della frequenza di taglio: 2,5Khz, 5Khz, 10Khz, 15Khz, 20Khz e 40Khz. L’azione su questo filtro può essere solo di guadagno e non di taglio, il suo gain knob relativo, con il tappo giallo, offre un estensione di intervento da 0 a +10dB. Questo ultimo circuito ha inoltre a disposizione un pulsante “IN” che inserisce o esclude la “AIR BAND” dall’equalizzatore. La descrizione del pannello si completa con i due pulsanti in nero, visibili centralmente, che escludono con un hard wire bypass tutta la circuiteria, questi sono presenziati da due led in verde che segnalano l’inserimento delle elettroniche. In alto e centralmente si trovano due micro led arancioni che avvertono il positivo funzionamento della alimentazione sui rispettivi canali. Il pannello posteriore (Fig. 5.)
contiene i 4 connettori xlr per l’ingresso e l’uscita dei 2 canali e la presa iec tripolare per l’alimentazione. Al centro e ben in vista campeggia orgogliosamente la dicitura “Made in USA”.
ANALISI
L’EQ4M esibisce caratteristiche elettriche notevoli anche se paragonato ad hardware ben più esosi. Una headroom di +29dBu, una risposta in frequenza da 10Hz a 75Khz, un rumore di fondo bassissimo inferiore ai -100dBu non pesati misurati con il mio strumento. L’impedenza di ingresso è uguale ad un altissimo valore di 48Kohm, adatta quindi a ricevere qualsiasi segnale line level, quella di uscita è invece di soli 50ohm. Entrambe le caratteristiche rendono questo equalizzatore perfettamente interfacciabile in ogni situazione di routing. La distorsione armonica introdotta è praticamente assente come visibile nello spectrogramma in figura (Fig. 6)
e nella fft con tono di riferimento ad 1khz (Fig. 7).
In quest’ultima immagine è possibile apprezzare anche il basso livello complessivo e la regolarità di andamento del rumore di fondo, proprietà comune ad outboard decisamente più costose di questa. Questo è un equalizzatore in serie, l’output della prima banda è ricevuto dalla seconda che a sua volta lo invia alla terza e così via fino alla air band che riceve dunque il segnale da tutti i filtri che la precedono. Il design è attivo, ogni filtro ha il suo buffer dedicato. Nonostante quindi ben sette filtri inseriti e attivi su un singolo canale, la linearità di risposta e sorprendente, estremamente piatta e fedele all’originale (Fig. 8):
in blu la traccia con l’equalizzatore in bypass, in rosso quella con tutti i filtri inseriti. È importante notare che l’escursione del guadagno differisce rispetto alla attenuazione su tutti i filtri peaking e shelving: il range disponibile è da +15dB a -4,5dB. In questa versione mastering i potenziometri hanno tutti 20 scatti, 10 a sinistra e 10 a destra dunque gli interventi non avranno tutti lo stesso valore in decibel. La forma delle curve dei 5 filtri è apprezzabile in figura (Fig. 9).
I colori delle linee visibili sul grafico si riferiscono a quelli posti sul tappo dei potenziometri di ogni banda. Da notare la morbidezza e la larghezza della campana. Il filtro shelving a 2,5khz, osservabile seguendo la traccia arancio, ha un andamento enormemente aperto. Stesso discorso per il suo collega “SUB”, traccia nera, posto alla estremità opposta dello spettro, pur essendo un peaking, si comporta visivamente ed acusticamente come un bass shelf. Le quattro bande peaking e shelving hanno una campana fissa ed una frequenza di intervento prestabilita, i valori di Q sono molto larghi, ne deriva uno scostamento di fase piacevolmente contenuto anche se si utilizza la completa escursione in taglio o in amplificazione (Fig. 10).
La air band è un discorso a se, la sua curva shelf è ancora più ampia, larga e aperta se paragonata all’altro filtro shelving. È chiaro intuirne l’incidenza che ha sul segnale osservando la figura (Fig. 11),
la quale descrive i diversi scatti disponibili applicando il massimo della amplificazione: +10dB. Lo scostamento di fase di questa banda sarà dunque anch’esso minimale e morbido, la rilevanza è descritta in figura (Fig. 12).
Per pura curiosità è possibile paragonare la forma dei 2 filtri shelving poiché per entrambi è disponibile la stessa frequenza operativa: nell’immagine (Fig. 13)
si seguono in blu la curva della air band ed in arancio quella dello shelving a 2,5khz. Maag produce lo stesso equalizzatore su modulo standard API 500. Questa versione stand alone e auto alimentata differisce da quella modulare per una maggiore tensione di alimentazione su tutti gli operazionali che passa da 15V a 18V. Ne consegue una maggiore headroom: da +25dBu a +29dBu. Sulla questo modello a rack 19” è inoltre disponibile l’hard wire bypass indipendente per entrambi i canali ed un ulteriore scatto sui 15Khz per la air band.
IN PROVA
L’equalizzatore è facile, docile e immediato da utilizzare, la sua fruizione è adatta a qualsiasi tipo di utente, da quello meno esperto a quello più avanzato. La maggiore headroom rispetto alla versione 500 è percettibile, non ho notato alcuna problematica inserendolo in catena e percorrendo le elettroniche con densità di segnale tipiche di una mastering session. Il carattere dell’EQ4M è trasparente, si avverte la sua presenza solo quando si gira uno dei potenziometri delle 6 bande disponibili. Gli scatti di frequenza pre-impostati sono adatti ad ogni genere musicale, è semplice agire sui potenziometri per cambiare il profilo del programma audio. Proprio questo è il target primario della macchina: dare una forma specifica alla musica che tocca i suoi circuiti, tagliando e recuperando tono dove serve, con possibilità quasi infinite. Grazie alla larghezza delle sue campane è davvero agevole cambiare la percezione di un mix, ad esempio schiarirlo grazie alla “AIR BAND” e ribilanciare la parte bassa con uno dei due filtri dedicati. E’ semplice inoltre plasmare la fisionomia delle medie frequenze, cambiando dunque la zona di maggiore intensità delle stesse. Il filtro a 650hz lavora in congiunzione con lo shelving a 2,5Khz, l’azione che entrambi possono imprimere diventa un effetto che sposta la leva centrale, il fulcro di tutto lo spettro. Parallelamente il primo shelving è in stretta correlazione con il secondo e questa è una delle prerogative basilari di questo equalizzatore. La forma delle alte frequenze non dipende solo dalla “AIR BAND” ma anche dall’altro filtro: si può scolpire con morbida precisione la zona alta e altissima del segnale, guadagnando e tagliando contemporaneamente con i due circuiti destinati. I due shelving lavorano simultaneamente, l’uno pareggia l’azione dell’altro, se quello più alto innesca un eccessiva presenza delle medio alte frequenze, l’altro interviene a domare l’eccesso creato. È stupefacente che lo stesso gesto sia applicabile anche alla zona delle basse frequenze, i 2 filtri “SUB” e “40Hz” lavorano in “boost & cut” come nel più classico “Pultec Style”. Entrambi sono assistiti dal filtro sui 160Hz che può tagliare o recuperare quanto perso, entrando a tutti gli effetti nel gioco di “pressure shift” della parte bassa dello spettro. Proprio perché è facile arrivare ad utilizzare i filtri fino a “fondo corsa” sia in attenuazione che in guadagno, si tenderà verosimilmente ad arrivare ad un voltaggio del segnale sensibilmente più alto rispetto a quello non equalizzato. L’inganno psico acustico “louder=better” è dietro l’angolo quindi Maag audio fornisce la macchina di un attenuatore in grado di regolare il livello compensando l’eccessivo volume in più creato dai larghi boost eventualmente applicati. Il dimmer permette inoltre di non arrivare nella macchina successiva al Maag con un segnale troppo elevato e quindi di aggiungere o meno eventuali armoniche sui boost che abbiamo eseguito. Come visibile nella sezione “Analisi” la fase di tutti i filtri dell’EQ4M subisce una variazione di bassissima entità, questo grazie al design della circuiteria e alla larghezza della campana di intervento. Sul segnale audio ciò si traduce in una naturalezza e morbidezza di intervento tale che sembra quasi di lavorare con un equalizzatore linear phase nel dominio digitale. L’azione del Maag è dunque graduale, malleabile, duttile ed aggraziata, non comporta mai un cambiamento aggressivo, neanche se si insiste testardamente nella rotazione dei knob. A proposito di questi, c’ è da rilevare che i potenziometri non hanno la dimensione tipica dei costosi equalizzatori mastering grade, neanche la distanza tra loro è la stessa ma anche per uno come me che è abituato a lavorare con tali macchine tutti i giorni, l’utilizzo del EQ4M non risulta per nulla difficoltoso. Gli esempi audio sono un perfetto chiarimento di quanto scritto sopra. Il “Sample 1” è un delicato guadagno sulla “AIR BAND” a 40Khz assistito da un leggerissimo taglio sui 40Hz, e sui 650hz. Lo shelving a 2,5Khz aiuta l’altro a non essere troppo invasivo in medio alta frequenza. Il “Sample 2” è un boost in bassissima frequenza effettuato con il filtro “SUB”. L’azione di guadagno in bassa frequenza è regolata da un leggero taglio a 40Hz, seguono un cambio di pressione in media frequenza eseguito con una piccolissima attenuazione a 650Hz e con un lieve guadagno a 2,5khz. Le basse, ora più presenti e più avanti nella sonorità generale, sono riequilibrate da un più deciso shelving a 15Khz sulla “AIR BAND”. Il “Sample 3” è una estremizzazione di ciò che questa macchina può fare: le basse frequenze sono invertite con il massimo del guadagno su “SUB” ed il massimo della attenuazione sui 40Hz. L’operazione così incisiva ha richiesto un adeguamento dei livelli sugli alti filtri. Il “Sample 4” è il medesimo trattamento eseguito questa volta con il guadagno sui 40Hz ed il taglio su “SUB”. In questo caso la manovra sui knob delle basse non è marcata come nel precedente esempio; anche gli altri filtri eseguono una compensazione differente, in particolare quello a 160Hz che recupera parte delle medio basse inserite. Anche in questo esempio la “AIR BAND” svolge un ruolo essenziale nel recupero del bilanciamento tonale partendo a guadagnare sin dalle medio alte frequenze. Il “Sample 5” è un processo incisivo sulla banda più esoterica della macchina: 40Khz. Grazie all’aiuto dell’altro filtro shelving, si è in grado di insistere fino ad arrivare ad un guadagno di 5dB. L’ultimo esempio audio il “Sample 6” esplica la versatilità e la delicata musicalità di questo hardware: il canale left è equalizzato diversamente dal canale right per ottenere un incremento della stereofonia. Nonostante gli scatti sui potenziometri costringano un intervento non microscopico, la resa finale è piacevolmente più ampia rispetto all’originale ma esente da eccessivi squilibri tonali: testimonianza della linearità di fase e della delicatezza musicale di questo apparato.
CONCLUSIONI
Il Maag EQ4M brilla nel trattamento del mix bus o in una sessione di mastering. Si integra perfettamente nella catena analogica portando con se le proprie musicali caratteristiche. La semplicità ed intuitività di utilizzo sono la sua arma vincente. A questo si aggiunge anche il costo ridotto e quindi l’ottimo rapporto qualità prezzo. Un plauso a Cliff Maag, ha creato una macchina eccelsa ed a buon mercato.